Rubinetti: “La crescita del movimento passa dal confronto continuo con le società”
Il leader di Regola 19 a 360 gradi su come occorrerebbe muoversi per migliorare la pallamano
Stanislao Rubinetti, ex atleta ed arbitro di pallamano, una vita per l’handball con esperienza anche da consigliere Figh, oggi torna a far parlare di sè. E lo fa a capo del movimento Regola 19 con l’obiettivo di provare a dare un segnale forte oltre che auspicare un cambiamento in vista delle prossime elezioni federali.
Su quali capisaldi si auspica un cambiamento con le recenti politiche di questa disciplina?
“Negli anni passati a contatto con le realtà territoriali, in qualità di Consigliere Federale e di organizzatore di eventi sportivi, è maturata in me la convinzione che le strategie politiche da seguire, per la soluzione dei problemi legati all’attività sportiva, devono passare inevitabilmente per il confronto continuo e diretto con le società. Ho visto troppa gente con incarichi istituzionali federali che si atteggiava a depositario della verità e a convinto risolutore delle varie questioni che attanagliano il movimento della pallamano italiana; né i problemi sono stati risolti né le società sono state effettivamente coinvolte nella loro risoluzione, al di là dell’organizzazione di improbabili riunioni in cui si comunicavano le decisioni assunte. Le società devono essere coinvolte efficacemente per contribuire attivamente alla soluzione dei problemi. Condivisione, confronto e trasparenza, queste sono le chiavi del successo”.
Nazionali ancora poco competitive rispetto alle altre europee, quale potrebbe essere il modus operandi in futuro per provare ad avvicinarsi a quei livelli?
“Il tema delle Squadre Nazionali è estremamente delicato; io non entro negli aspetti di carattere tecnico perché non sono un allenatore. Posso, invece, confrontarmi sulle questioni di natura manageriale, organizzativa ed economica, discutendo sulle strategie da mettere in campo per ottenere risultati migliori. In tal senso, una delle cose che notai subito (in negativo, non l’unica peraltro) quando ero Capo Delegazione delle Squadre Nazionali femminili nel 2017, era l’assoluta mancanza di regole da seguire e comportamenti da assumere quando si è nell’ambiente della Nazionale; mi misi al lavoro per redigere un Regolamento delle Delegazioni delle Squadre Nazionali, un documento che riguardava non solo le atlete, ma anche tutti i componenti che accompagnavano la squadra (dirigenti, allenatori, personale sanitario, ecc,); il documento non fu neanche discusso in Consiglio Federale; i risultati si raggiungono soprattutto se ciascuno conosce esattamente il proprio ruolo e le proprie funzioni; non si può delegare tutto (ma veramente tutto!) a due persone soltanto: il Presidente Federale e il Direttore Tecnico; a proposito, in questo momento, quali sarebbero i ruoli e le funzioni del Direttore Tecnico?
La pallamano è uno sport, e come tale, se vuoi raggiungere gli obiettivi preposti, devi attuare una giusta ferrea disciplina. Dice Julio Velasco: ”Non basta fare le cose bene, bisogna farle meglio degli altri”.
Anche i media nazionali considerano la pallamano di secondo se non di terzo piano rispetto a tante altre discipline. Perchè?
“È un cane che si morde la coda. Non sono d’accordo sul fatto che la Squadra Nazionale deve raggiungere dei risultati di vertice per fare in modo che il nostro sport riesca ad ottenere l’attenzione generale; ne è una prova il Rugby che, al netto degli ultimi successi soprattutto con le Squadre Nazionali giovanili, ha il suo spazio mediatico di rilievo solo con il “Sei Nazioni” e ha grosse difficoltà a reperire risorse umane in termini di nuovi tesserati. L’interesse generale non può aumentare se non hai un congruo numero di tesserati federali, se non fai un lavoro certosino, dettagliato e specifico nelle scuole e nelle università, se non organizzi eventi collaterali (musicali, artistici, ecc.) in occasione dei grandi appuntamenti dell’attività sportiva agonistica di alto livello (F4, Coppa Italia, Super Coppa, ecc.), se non si lavora con le testate giornalistiche e le emittenti locali per dare spazio alle realtà territoriali, se non si creano eventi sportivi di facile organizzazione che attraggano i giovani di tutte le età, Questo costa fatica, non è questione solo di soldi. Chi si sporca le mani in questo tipo di lavoro?”.
C'è ancora troppa differenza tra il movimento che si sviluppa al nord e quello del meridione che manifesta tante difficoltà nell’avvicinarsi al settentrione. Come sarebbe possibile colmare questo gap?
“Creando entusiasmo con l’organizzazione di eventi e andando a cercare quelle persone, e ce ne sono, che ancora non conoscono questo sport e che potrebbero innamorarsi di questa disciplina; l’esplorazione e la ricognizione bisogna farle, prima di tutto, sugli adulti che dimostrano interesse prima che sui potenziali atleti. A Roma, negli ultimi anni, sono riuscito a trovare una decina di professori di Educazione Motoria che si sono appassionati alla Pallamano dopo che hanno partecipato a eventi sportivi creati ad hoc, non solo corsi di formazione ma manifestazioni sportive tra scuole organizzate con criteri specifici senza chiedere permessi particolari al MIUR, al CONI o a Sport e Salute (non me ne vogliano i referenti di questi enti, ma il movimento legato alla pallamano non ha bisogno di condizioni capestro che non portano alcun beneficio al nostro sport). A Roma l’interesse e i numeri sono aumentati in maniera esponenziale. Queste linee guida dovrebbero essere adottate, anche e soprattutto, nel sud Italia. In caso contrario, continueremo a brancolare nel buio, non ottenere risultati soddisfacenti e ad elemosinare favori alle istituzioni di alto livello. Abbiamo una dignità da difendere”.