Pierattoni: "Regola 19 per ricostruire dopo le macerie lasciate da chi ha governato sino ad oggi"
Il presidente della Pallamano Tavarnelle al fianco di Stanislao Rubinetti
Alessandro Pierattoni scende in campo per Regola 19. Il presidente della Pallamano Tavarnelle ne ha spiegato le ragioni.
Perché Regola 19?
“La mia vicinanza a Stanislao Rubinetti e al Movimento Regola 19 non è una novità: viene da lontano. Già dal 2018 il mio interlocutore come Delegato regionale Toscana era solo lui, vista la latitanza della governance romana. Iniziò un isolamento lento e un ostracismo regolare nei miei confronti che poi sfociò nella mia “decapitazione” in piena pandemia da Covid. In ogni caso Regola 19, per me, rimane l'unica speranza di vedere in Consiglio Federale personaggi trasparenti, disinteressati e disponibili sempre al confronto e alla collaborazione; l'unica realtà che ha sempre dialogato con le piccole Società che portano pochi voti, ma che lavorano “sul pezzo” tutti i giorni; e quando dico sempre, mi riferisco a tempi non sospetti, ovvero non certo a questi, in piena campagna elettorale: ora sono diventati tutti bravi e pronti ad ascoltare e soprattutto a promettere”.
Una lunga esperienza nel mondo della pallamano…
“Sono oramai oltre trent'anni che sono nella pallamano; sono entrato nella Società Pallamano Tavarnelle come tanti altri, con i figli che si sono avvicinati a questo sport nella scuola. Ho svolto per tanti anni il ruolo di Segretario. Dal 2018 sono Presidente, rieletto per il secondo mandato nel 2022 (una delle poche Società che fanno per davvero le elezioni del Consiglio Direttivo). “Lavorare sul pezzo”, questo è il mio motto. Spesso non si viene capiti”.
E vista la lunga esperienza, quali antidoti per i “mali” del movimento attuale?
“E' un sistema malato, cronico. Nel 2017 ci fu una spinta forte al cambiamento e ci vide tutti impegnati per questo. Ci riuscimmo, ma col tempo tutto tornò come prima. Potentati, patti di ferro con tecnici, dirigenti e quant'altro. Risultati zero, ma cambiamenti inesistenti. Scelte coraggiose mai. Una gestione sciagurata che è arrivata all'epilogo che tutti conosciamo. La cosa più preoccupante è la mancanza di dialogo con la base: mai una reazione, una risposta, un contatto, quanto meno ascoltare anche i malumori, le richieste, farsene carico. Silenzio, solo silenzio. E' la tattica di sempre, da almeno trent'anni, neanche oggi (cosa nuova e mai vista) che c'è un organo commissariale che dovrebbe essere super-partes, si nota un cambiamento, seppur provvisorio, come dire: “ma figurati, che problemi sono, i problemi sono altri”. Ci sarebbe bisogno di una scossa, un gruppo dirigente tutto nuovo, ma tutto. Ripartire da zero, con entusiasmo, anche facendo errori, tanto peggio di così...”.
Invece oggi, a pochi giorni dall'Assemblea elettiva cosa ci troviamo di fronte?
“Lo schieramento dei due Vicepresidenti uscenti (Podini e Cenzi) che sono stati insieme per sette anni al potere nel Consiglio Federale guidato da Pasquale Loria. Da una parte si vuole “ricostruire” un qualcosa che è stato evidentemente distrutto (ma da chi?), e dall'altra si vorrebbe ripartire in “seconda fase” come nel nostro gioco, con i presupposti di aver fin qui fatto bene, anche se con alcuni errori (e meno male almeno si ammettono) e quindi continuare su un percorso sperimentato e fruttuoso (a loro dire). Novità? Quasi nessuna. Si spera almeno nei nomi dei consiglieri, fino ad oggi non noti; soprattutto in Regola 19 che corre da sé”.